Il ritorno del business travel secondo McKinsey.

In un recente report della società di consulenza manageriale McKinsey&Company, dal titolo “The comeback of corporate travel: How should companies be planning?”, vengono messi in luce diversi comportamenti e categorie per quanto riguarda la ripresa dei viaggi d’affari: 

La prima categoria “Never left“, che rappresenta circa il 15% della spesa per viaggi aziendali pre-pandemia, include i viaggiatori considerati essenziali per condurre gli affari, che hanno ripreso i loro viaggi non appena i lockdown si sono attenuati. 

Segue la categoria “Never returning” (20%), ovvero i digital adopter che hanno sviluppato una grande dimestichezza con i mezzi tecnologici, sono in grado di continuare a mantenere i rapporti di lavoro a distanza e potrebbero non tornare più ai viaggi aziendali.

A guidare la ripresa dei viaggi aziendali, afferma McKinsey & Company, è la categoria “FOMO – Fear of missing out”. Rappresentando il 60% della spesa per viaggi aziendali pre-pandemia, sono la forza vendita investita da PMI desiderose di consolidare le relazioni con i clienti post-pandemia. McKinsey prevede che le PMI aumenteranno probabilmente i viaggi aziendali in tempi molto più rapidi, poiché non sono soggette al complicato processo di approvazione che devono seguire le grandi imprese. È probabile che le piccole medie imprese inneschino un effetto domino, in cui la ripresa dei viaggi di lavoro di un’azienda incoraggerà il ritorno dei suoi competitor a viaggiare. 

A completare le quattro categorie ci sono i viaggiatori “Wait and see“, con solo il 5% della spesa per viaggi aziendali pre-pandemia. Questo segmento si compone di persone che lavorano in settori e ruoli relativamente non competitivi (come il settore pubblico, associazioni professionali, nonprofit), che durante la pandemia sono state in grado di organizzare eventi virtuali e probabilmente non torneranno a viaggiare nell’immediato.